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Il reato che afferisce lo smercio di sostanze stupefacenti non sussiste nel caso di sospensione intenzionale. Il Tribunale di Milano, nell esaminare la situazione di un cittadino colombiano, il cui processo era stato separato da quello degli altri coimputati sia italiani che stranieri, che già erano stati giudicati, ha stabilito che vi fosse l assoluzione in quanto l illecito non sussiste, dalla contestata accusa di reato per aver fatto arrivare in Italia tra i 100 e 200 chilogrammi di coca acquistati dallo stesso in Colombia, da far arrivare nel porto di Genova, il tutto da far pervenire nelle mani della criminalità italiana operante a Bari.
Il tribunale, dopo aver analizzato tutte le fasi processuali, ha stabilito che il reato non sussiste in quanto dal giudice di primo appello è stata evidenziata nella condotta del colpevole e dei coimputati la cosiddetta interruzione intenzionale con relativa inesistenza del reato dell importazione di coca in Italia.
In effetti, pure dopo che si fosse stabilita la detenzione per un mediatore gli imputati avrebbero potuto, tuttavia, procedere ad applicare il piano in previsione. Il Procuratore della Repubblica di Genova si è appellato alla decisione del Tribunale, ritenendo non valida la cosiddetta interruzione intenzionale, in quanto vi è stato un errore di valutazione dei motivi che hanno determinato la non riuscita attuazione dell importazione della cocaina in Italia.
Siffatti motivi si possono riconoscere solo nel non arresto del mediatore, la decisione della cui mansione nel condurre una simile operazione viene riconosciuta dallo stesso Tribunale. Di per sé, la detenzione blocca il piano progettuale già preparato strutturalmente.
In un secondo momento il Giudice appellante ha considerato di assumere la condotta dell accusato come possibile ipotesi di reato commesso dalla proposta di vendita della coca. Tuttavia questa tipologia, come previsto dalla giurisprudenza, non determina da parte di chi la compra l accettazione della proposta di vendita. Se si accetta, in merito all intesa consensuale di carattere civile che regola l acquisto e la vendita di sostanze stupefacenti, vuol dire ricondurre l evento nel settore della rinuncia o vendita.
L impugnazione del Giudice è stata intralciata dalle testimonianze degli legali del soggetto accusato dimostrando che gli altri soggetti coinvolti nello stesso reato sono stati prosciolti per accertata interruzione intenzionale. La Corte di Appello di Genova, in merito al giudizio in prima istanza, ha ritenuto la condotta dell imputato come “proposta compiuta di vendita di ingente quantità di sostanza stupefacente quale coca” e, dunque, ha disposto la trasmissione della documentazione al P.M. di competenza.
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Se per eludere l attività di acquisto non sono sufficienti il non riuscito accordo sull acquisto e vendita di droga nel momento in cui vengono compiuti, come nel caso di attività dirette incontestabilmente all attuazione dell acquisto, diverso provvedimento giudiziario deve mettersi in atto per la posizione del probabile commerciante - trafficante.
Il suo comportamento viene unito alla proposta o vendita della sostanza stupefacente a livello penale in virtù dell art. 73 co. 1 del Testo Unico sulle Droghe (DPR n. 309/1990). In questo diverso tipo di “preavvisata” condanna, stabilita senza la necessità di accettare la proposta di vendita, deve considerarsi il comportamento del colombiano. Contro l impugnazione in appello lo stesso ha disposto il ricorso per la Corte di Cassazione.
Accolta dalla Suprema Corte con la Disposizione n. 16938/2012. il reclamante ha impugnato, pure l erroneo ricorso nei riguardi dell accusato del diverso reato della proposta di vendita di sostanza stupefacente. In effetti dal Giudice già era stata appurata la possibile diversa attribuzione giuridica dell accusa impugnata, assegnando a livello giuridico il diverso reato della proposta di vendita e cancellandola con una valida motivazione.
Altresì, dal Giudice è stato anche evidenziato che la preavvisata condotta di proposta di vendita era già stata superata da alcune azioni commesse dall accusato che evidenziavano la successiva condotta di probabile traffico illecito non compiuto per interruzione intenzionale. Tuttavia, la Corte di Appello non ha valutato se la condotta di proposta di vendita era da ritenersi superata dal seguente reato di traffico, in merito a nessuna ulteriore prova che potesse modificare il già appurato processo.