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reato di detenzione di sostanze stupefacenti: on è un vero e proprio reato, ma solo illecito a livello amministrativo. Comunque, è necessaria un attenta lettura completa. Per esempio, se durante una perquisizione (molte volte niente affatto casuale) venga ritrovata sostanza stupefacente, in ogni caso, saranno compromessi la patente, poiché sono disposte analisi tossicologiche per valutare l idoneità alla guida, il porto d armi, il permesso di soggiorno, il passaporto (con le presunte multe a livello amministrativo ex art. 75 DPR 309/90) ma non necessariamente è prevista la reclusione o si è denunciati.

Nonostante, sia la reclusione sia la denuncia avvengono più frequentemente di quanto si possa pensare, anche in condizioni che hanno dell assurdo. Per quanto riguarda la detenzione di droghe, bisogna fare una precisa differenziazione tra il consenso dato ad un azione disonesta senza partecipare attivamente che non condannabile e prendere parte al reato, perché nel primo caso nel momento in cui che il soggetto agente mette in atto un comportamento puramente passivo, non collabora alla attuazione del reato; nella secondo caso, invece, vi il soggetto partecipa e collabora, sia moralmente che materialmente, al condotta illecita altrui, caratterizzato, da un punto di vista psicologico, dalla consapevolezza e volontarietà di partecipare alla realizzazione di un fatto ritenuto un crimine dalla nostra legge.

reato di coltivazione di sostanze stupefacenti: La dottrina giuridica – anche se con diversi dubbi - ha da sempre ritenuto che coltivare piante senza un reale permesso, da cui è possibile ricavare sostanze stupefacenti o psicotrope, è un illecito di pericolo supposto o astratto, perché la coltivazione è condannata ex se, senza sapere che si può parlare di reato solo quando venga individuato un reale livello di tossicità della pianta e non necessariamente rifarsi alla sostanza stupefacente che dalla pianta può derivare e che dipende da condizioni casuali, attinenti alla sua sviluppo, al suo crescita ed alla sua composizione:

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la coltivazione di sostanze stupefacenti viene considerato come reato di pericolo, la cui definizione si ha tutte le volte che si coltivi anche soltanto una pianta che può produrre sostanze stupefacenti, che fanno parte di in una delle tipologie proibite dalla legge, senza prendere in considerazione il livello grado di tossicità o di principio attivo presente nelle medesime sostanze stupefacenti o nelle foglie e nei fiori (Cass. 15.11.2005, D Ambrosio; Cass. 11.3.1998, Pesce ed altro; Cass. 7.11.1996, Garcea; Cass. 18.6.1993, Gagliardi).

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Inoltre, come sostenuto dalla pronuncia Garcea , al reato di pericolo, con cui è condannata la coltivazione di piante di canapa indiana senza prendere in considerazione il numero e il valore di tossicità (diversamente da quanto è stato deciso dai ricorrenti), viene affiancato anche il reato di pericolo che valuta tutti quei fattori riguardanti la configurazione di lavori illeciti, ignorando quelle che sono i propositi del suo ideatore.

In realtà, nella coltivazione di questo tipo di piante, la determinazione e la capacità della produzione di sostante stupefacenti dipende anche da condizioni causali del periodo e del posto della coltivazione.