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Il crimine si configura quando le persone presenti comprendono l azione di ingiuria. La dottrina e l interpretazione giudiziale ritengono che la comunicazione di notizie offensive attraverso l uso di internet rappresenta un aggravante del reato regolato dall art. 595 comma 3 c.p.
Chi compie il reato ha la chiara intenzione di ledere la rispettabilità di una persona anche se si limita a immettere informazioni su internet. Soprattutto in casi di reati di ingiuria, è noto che esso si configura anche se la comunicazione di notizie a più persone o la comprensione delle stesse da parte loro non siano concomitanti (alla comunicazione) e del sistema (tra di loro), poiché chi riceve tali notizie può trovarsi anche assai lontano da chi compie l azione ingiuriosa.
In più, quando il reato di ingiuria si esplicita tramite l uso o perfino la creazione di un sito web, è chiaro che i riceventi sono potenzialmente indefiniti e infiniti. Pertanto, il fatto di comunicare tramite un sito internet notizie lesive della stima di una persona, è un aggravante dei casi di cui all art. 595 c.p. (comma terzo, il quale regola l ingiuria commessa ricorrendo ad altri mezzi di diffusione).
Perciò, anche per questa specifica fattispecie di ingiuria sono previste pene più pesanti per chi ha commesso l azione. Falsa accusa. L articolo 368 c.p. stabilisce punizioni per “a chi, con notificazione, rimostranza, istanza o appello, anche se non conosciuto o con nome falso, rivolta alla magistratura o altri enti preposti alla ricezione della comunicazione, accusa di un crimine una persona non affatto responsabile, oppure ricompone gli elementi di prova con lo scopo di incolparlo, viene imposta una pena di carcerazione da due a sei anni.
La sanzione è più pesante se l accusa concerne un crimine punito dal codice penale con un minimo di dieci anni di carcere o con sanzioni ancora più gravi. La sanzione comprende la carcerazione da quattro a dodici anni, quando il crimine è correlato a una detenzione maggiore di 5 anni; è da sei a venti anni, quando è invece correlato alla pena di ergastolo.
In merito all aspetto psicologico, due elementi fondamentali sono la coscienza dell azione e la volontà di accusare una persona di un crimine che non ha mai compiuto. La giurisprudenza, conformemente, ha decretato che il crimine di falsa accusa si configura anche in caso di falsa comunicazione riguardante lo smarrimento di un assegno, in quanto il beneficiario dello stesso è in tal modo accusato di furto o ricettazione proprio perché con molta facilità potrebbe rinvenire il titolare del conto.
In base all art. 581 c.p., il soggetto che ferisce qualcuno deve essere punito con la carcerazione fino a sei mesi o con una multa fino a lire seicentomila, sempre dopo l atto di denuncia del danneggiato e sempre se l azione non ha prodotto malattie fisiche o psichiche. Pertanto, la percossa può manifestarsi con un azione violenta che tuttavia non comporta conseguenze gravi. L elemento mentale è rappresentato dalla coscienza e volontà di percuotere un soggetto.
La condotta è rappresentata dal superamento delle modalità di fatto, manifestando dunque la violenza sul corpo di un altra persona. Il maltrattamento, ossia le percosse, violazioni, pestaggi, colpi e così via, è una particolare modalità di azione, perché i colpi sono configurabili come un crimine subordinato (le lesioni individuali al contrario sono reato autonomo); l azione può essere eseguita con mezzi ordinari (le mani, i piedi, ecc.) o oggetti lesivi (pietre, mazze, bastoni, tomi). Il fatto è rappresentato dal gesto violento, il crimine di percosse è un reato di mera condotta o formale. La percossa può infatti non avere alcun effetto, o può avere come esito la sensazione di dolore, un regresso vasomotorio che non comporta tumefazioni o ematomi, timore e sdegno, tutti sintomi facilmente guaribili.
Non si configura un crimine di percosse quando esse sono incluse in crimini più pesanti, come l abuso sessuale (art. 519 c.p.) o la rapina (art. 628 c.p.). Il crimine di percosse è soggetto agli aggravi e le discriminanti ordinarie (artt. 61 e 62 c.p.); esso può essere punito se denunciato da chi l ha subito.