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In primis, è necessario evidenziare che con la parola detenzione ci si riferisce ad un esercizio di potere sull arma, sia indiretto che diretto, legato alla coscienza e al proposito di averla anche in opposizione co la legge per un fase ragionevole ed senza un controllo di altri soggetti o di chi su quell arma abbia più potere a livello giuridico.

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L elemento psicologico dell illecito è costituito dal dolo generico (4) riguardo al primo comma dell art. 697 c.p. e, invece, sia al dolo che alla colpa in relazione al secondo comma. Inoltre, è un reato omissivo, di forma comune e di rischio, perché include un danno all interesse tutelato giuridicamente, in modo vincolante e continuo, poiché la consumazione si rimanda nel tempo. Soprattutto, sul concetto di permanenza occorre sottolineare che, nel reato di cui stiamo parlando , esiste una condizione antigiuridica e perciò opposta alla legge che dura fino al momento in cui tutto questo non si sospende tramite una denuncia.

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Da ciò proviene che il periodo valido per la prescrizione del reato non viene conteggiato dal giorno in cui è iniziata la detenzione dell arma, ma da quello in cui è finita la permanenza.

L interesse tutelato a livello giuridico è la così chiamato sicurezza pubblica, come tutti quei vantaggi statali che hanno lo scopo di proteggere la stabilità e la sicurezza sociale. In conformità a questa informazione la Suprema Corte ha sottolineato il principio di diritto seguente:

“Il dovere(5) di presentare una denuncia per il possesso di armi nella propria abitazione ha come fine basilare quello di rendere possibile l azione di sorveglianza che l autorità della sicurezza pubblica deve fare in a merito all art. 38,ultimo comma, Testo Unico leggi di Pubblica Sicurezza. Per questi motivi, la denuncia deve essere proposta ogni volta che un soggetto che possiede un armi si trasferisce in un altra abitazione trasferendo con sé le armi, anche se che si è la nuova abitazione si trova all interno della stessa circoscrizione di pubblica sicurezza

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L illecito indicato dall art. 517 c.p. è indicato dal codice penale che fa riferimento a gli illeciti contro l industria e il commercio , e si differenzia dalla norma che regola le pene in per quanto riguarda la falsificazione di marchi, brevetti, disegni o prototipi (art. 473 c.p.) inserita per gli illeciti contro la fede pubblica.

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La normativa in merito sostiene che Ogni individuo che commerciano o diffondono opere di ingegno o prodotti industriali, con etichette, marchi o caratteri distintivi nazionali o di altre nazioni, con lo scopo di raggirare il soggetto acquirente sul loro luogo di origine o provenienza, viene condannata, se il fatto non è considerato come reato da altro provvedimento legislativo, con la reclusione fino a 2 anni e con una multa fino a ventimila euro . (...)

Per la dottrina giurisprudenziale riguardo alla questione, per la rappresentazione del reato, non sono indispensabili né la registrazione o l identificazione di un etichetta, né la sua effettiva falsificazione o la reale truffa a discapito dell acquirente, ma la sola inclinazione a truffare il compratore sulle qualità basilari dei prodotti.

L interesse giuridico che è tutelato dalla direttiva, che denuncia questo tipo d illecito non va identificato nel vantaggio del compratore o in quello di altri soggetti, ma nell interesse economico, perché commerciare e mettere sul mercato articoli falsificati rappresenta, solo questo, un reale danno in termini di onestà di vendita a livello commerciale.

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Per quanto riguarda i prodotti di design, tradizionalmente si riteneva che la direttiva dovesse esse messa in pratica non al prodotto in sé ma ai prodotti che avevano delle etichette inattendibili e copiate. L esame della Corte di Cassazione, invece, sosteneva che la norma fosse applicata alla merce di design ignorando l esistenza di etichette copiate.

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Per la Suprema Corte, la merce di design ha di suo come elemento che le caratterizza la stretta relazione tra elementi rigorosamente industriali e concretezza artistica dell ideatore, che ne sottolineano la singolarità e il riconoscimento da parte degli compratori ; questo elemento specifico ne consente la dovuta riconoscibilità e, dunque, garantisce la loro singolarità e origine da un particolare realizzatore . A proposito di questo, anche la banale vendita di articoli di design falsi, non tenendo conto dell etichetta che gli viene attaccata, è un illecito in base a quanto stabilito dall art. 517 c.p.